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Criptovalute

Il mining consuma energia: l’Europa e l’inefficienza energetica delle criptovalute

  • Ottobre 25, 2022
  • 5 min read
Il mining consuma energia: l’Europa e l’inefficienza energetica delle criptovalute

Il mining consuma energia: ormai è un dato di fatto. Per questo l’Europa si è espressa contro l’inefficienza energetica delle criptovalute e soprattutto in merito alle attività di mining, infatti chiede espressamente di fermarlo.

Tuttavia, non è contro le criptovalute ma tiene a cuore la lotta al cambiamento climatico: un gran problema riscontrato in tutta l’Europa. Pertanto, la Commissione Europea vuole contrastare le attività che consumano più energia, fondamentale per il nostro continente.

Tra queste, ci sono sicuramente le estrazioni di crypto. Più in particolare, del mining stesso: in cima alla lista dei più negativi impatti ambientali. I consumi legati all’estrazione di crypto non sono più accettabili per questioni di problematiche riguardanti l’energia.

Dall’altra parte del pianeta, in Russia, si nota invece un progetto che vuole dare vita alla legalizzazione del mining.

Per questo motivo verranno presi dei provvedimenti per fare in modo di non arrivare alla frutta. Tra l’altro, l’Italia si classifica tra i primi a livello Europeo che nell’ultimo periodo ha incrementato il livello dell’uso delle criptovalute.

Ma il mining consuma energia e non ci è più permesso di continuare a creare ulteriori problematiche sull’impatto ambientale. Infatti, alcune criptovalute vengono considerate molto più inquinanti di altre che invece hanno il via libera da parte della Commissione Europea.

Cosa sarà del problema energetico legato al consumo di mining? Vediamo come vuole muoversi l’Europa, partendo dei dati e della situazione in Italia. 

L’Italia è sesta in Europa per l’uso di cryptovalute nonostante i consumi del mining

Nella classifica europea, L’Italia si attesta nella sesta posizione per l’uso di criptovalute anche se i consumi del mining sull’energia sono alti. Secondo il recente report condotto da Global Crypto Adoption Index, le valute decentralizzate nell’ultimo anno hanno avuto un aumentato del 23%. Il risultato ci mette come cinquantunesimi in lista nel mondo e sesti in Europa.

Per l’incremento, la penisola italiana si trova dopo la Germania e la Spagna: un risultato sorprendente. E poi, il 30% del traffico mette al centro dell’attenzione gli NFT. Per di più, un dato importante da analizzare è quello emerso tra luglio 2021 e giugno 2022, in cui l’Europa ha scambiato dollari in criptovalute, dal valore di un numero che va oltre 1,3 trilioni.

I dati sono stati condotti dalla ricerca diretta dal direttore regionale di Semea, Nicola Buonanno, il quale ha specificato al giornale ANSA che le monete decentralizzate in Italia offrono dei benefit per le imprese e per l’economia digitale. Seppur affrontando il tipico inverno delle crypto, questo mercato vive ancora ed è molto potente. 

Il mining consuma energia quindi l’Europa dice no all’inefficienza delle criptovalute inquinanti

Alcune criptovalute sono inquinanti più delle altre, come lo è l’attività dell’estrazione di criptovalute. Ebbene sì, il mining consuma energia e anche tanta. La Commissione Europea vuole concedere un margine per ridurre o fermare il mining di criptovalute a tutti gli Stati membri, altrimenti, il rischio sarebbe quello di arrivare a fine della stagione invernale con una situazione di estrema difficoltà a livello di energia.

Tra le principali criptovalute in questione, quella che consuma di più è proprio Bitcoin, una delle più diffuse. Innanzitutto, richiede maggiori risorse poiché è più popolare, per cui consuma di più. In secondo piano, la moneta virtuale BTC si appoggia su un protocollo (proof of work) inefficiente secondo i livelli dell’Unione Europea. A differenza di Ethereum, la quale riduce le risorse impiegate di ben 99%.

Di conseguenza, il protocollo PoS di Ethereum è ben accetto, al contrario del sistema PoW (proof of work). La Commissione non trova le criptovalute un pericolo, rispetto alcune attività, come il mining, oppure all’inefficienza di determinati protocolli legati alle criptovalute. 

Il mining consuma energia in Europa: da bloccare

L’Europa è pronta a bloccare il mining insieme ai consumi di energia e chiede agli Stati membri di fermare l’estrazione delle criptovalute inefficienti e inquinanti. Inoltre, la Commissione sprona i Paesi membri a ridurre i consumi del mining.

Arriverà un report sull’impatto climatico del mercato delle valute digitali entro il 2025. In base a questo rapporto, la Commissione Europea saprà indicare meglio quali azioni intraprendere nel dettaglio e quale strategia attuare per fermare il consumo energetico delle crypto e ridurre l’impatto ambientale del mining.

Infatti, verrà inserita una etichetta che riporta in descrizione la scala energetica e il livello di impatto dell’energia su ogni Blackchain, ispirato al modello posto sugli elettrodomestici. Per di più, è stato dichiarato che si interromperanno gli incentivi e le agevolazioni a favore del settore delle criptovalute.

La situazione sta sfuggendo di mano poiché da soli 5 anni a questa parte il consumo energetico delle criptovalute e in particolare di Bitcoin è in crescita del 900%: un dato estremamente scioccante per il poco tempo che è passato.

L’Unione Europea è pronta a bloccare le attività di mining nel caso lo ritiene necessario poiché non possiamo permetterci nel nostro continente di continuare di questo passo per non inquinare e per evitare di rimanere a secco di energia. Proprio questo motivo chiede di puntare su sistemi efficienti. Ed è la stessa ragione per il quale vuole porre fine alle attività volte a favorire l’estrazione delle criptovalute. 

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