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NFT

NFT: cosa sono e come investire in Non Fungible Token

  • Febbraio 5, 2022
  • 22 min read
NFT: cosa sono e come investire in Non Fungible Token

Si parla sempre di più degli NFT, i non fungible token, soprattutto per le loro possibili applicazioni correlate al mercato dell’arte. Ma che cosa sono di preciso questi strumenti? Si tratta di certificati di proprietà relativi a opere digitali, che non dipendono unicamente dalla tecnologia blockchain, ma anche dal processo di hashing e da altre soluzioni che, in teoria, con il passare del tempo potrebbero risultare obsolete e magari essere innovate. I non fungible token stanno conoscendo un successo notevole, anche se non tutti hanno ancora capito che cosa si acquista comprando un NFT e soprattutto a che cosa serve.

NFT e registrazione su blockchain

Il contratto di acquisto classico ha poco a che vedere con la registrazione su blockchain. Per di più, ogni altro dato resta fuori dal registro distribuito: i diritti del proprietario, le condizioni di acquisto e la stessa opera. Si pongono, dunque, importanti problemi relativi non solo alla conservazione del dato nel corso del tempo, ma anche alla possibilità di accedervi. Inoltre, la costante crescita della potenza di calcolo potrebbe favorire la rottura degli algoritmi, il che diminuirebbe l’affidabilità del riferimento univoco al token. In effetti l’unicità di un NFT, che rappresenta il suo valore, a livello giuridico non si fonda realmente sulla tecnologia blockchain, quanto piuttosto sul rapporto di fiducia che lega chi acquista e chi vende. In particolare, il compratore confida nel fatto che il venditore non abbia già venduto o non venderà altre volte quella stessa opera: se così fosse, infatti, il valore dell’NFT sarebbe destinato a scendere in modo clamoroso. È vero che non possono esistere NFT uguali tra di loro, ma è altrettanto vero che ci possono essere un sacco di NFT simili gli uni agli altri, finalizzati a trasferire la proprietà di una stessa opera.

Possedere un NFT: che cosa si compra?

Vale la pena di specificare che nel momento in cui si compra un’opera correlata a un NFT non è l’opera in sé che viene acquistata; si acquisisce, invece, la possibilità di dimostrare un diritto, che viene assicurato attraverso uno smart contract, su tale opera. Tutto inizia con una foto digitale o una qualunque altra versione digitale (per esempio una documentazione filmata) dell’opera d’arte. Ovviamente la versione digitale è semplicemente una sequenza di 0 e di 1, che viene compressa in un hash, una sequenza che deriva dalla prima e che però è molto più breve: l’hashing di cui abbiamo parlato in precedenza è appunto questo, e rappresenta un processo non invertibile. I possessori di un documento digitale hanno la possibilità di calcolare l’hash in maniera semplice, ma è impossibile partire da un hash per ricostruire un documento digitale se non se ne dispone.

La blockchain

A questo punto interviene la blockchain, che è il registro sul quale l’hash viene memorizzato attraverso una marca temporale associata. L’impiego degli NFT, per altro, ha spalancato le porte al proliferare di un mercato di hash automatizzato, per il quale chi crea un hash impiega il token per mettere il proprio hash al suo interno, così che lo stesso possa essere venduto a fronte di un pagamento effettuato in moneta virtuale, come avviene con ETH, la valuta che viene utilizzata in Ethereum. Le vendite dell’hash sono tracciate all’interno dell’NFT, e questo fa sì che tutti i passaggi di mano dell’hash siano tracciabili fino a risalire a chi l’ha creato, al fine di dimostrarne il possesso. Si tratta di un meccanismo che da un lato garantisce una prova della proprietà e dall’altro lato testimonia l’autenticità.

L’acquisto di un NFT

Chi possiede un hash in base a ciò che è riportato nel non fungible token non ha bisogno di fare riferimento a un intermediario per dimostrare i propri diritti, e può esercitare tale azione quando vuole, almeno fino a quando continuerà a rimanere attiva la blockchain su cui il suo token è ospitato. Una blockchain, dunque, è indispensabile se si è interessati a comprare un NFT. Quasi sempre si deve fare riferimento alla blockchain di Ethereum, ma va detto che il mercato sta crescendo e nuove realtà si stanno affacciando in questo settore. Fra le altre, si possono citare EOS e TRON, ma anche Binance Smart Chain e soprattutto Flow Blockchain, che ha ottenuto la vendita delle più belle giocate in NBA attraverso i non fungible token. La blockchain può essere considerata un database immutabile e decentralizzato: ciò vuol dire che nessuno è in grado di altare i dati che sono presenti al suo interno. A realizzare la blockchain è una rete di computer che sono indipendenti gli uni dagli altri, e che comunicano in modo autonomo: di conseguenza, il registro non può essere controllato da un solo computer. I nodi possono essere remunerati in virtù del contributo che offrono per far sì che la blockchain resti in vita.

Tante versioni della blockchain

Con il passare del tempo è cresciuto a dismisura il numero di versioni possibili della blockchain, alcune delle quali non servono ad ospitare le transazioni di valuta ma anche altre tipologie di asset. Ethereum offre un valido esempio da questo punto di vista. Dal 2015, questa blockchain ha contribuito a rendere celebre la tecnologia dei contratti intelligenti, che sono programmi informatici che hanno le stesse caratteristiche di decentralizzazione e di affidabilità di una blockchain e che proprio da una blockchain sono eseguiti. Un contratto intelligente – o smart contract, a seconda di come lo si voglia definire – è un programma che va eseguito in base a ciò che è esplicitato nel suo codice pubblico: il suo funzionamento non può essere modificato da un solo computer che fa parte della rete blockchain, che ovviamente non può neppure rimpiazzarlo.

Dal Bitcoin agli NFT

Come noto, la blockchain è stata applicata per la prima volta a servizio delle monete virtuali e in particolare del Bitcoin: essa serviva a dimostrare il livello di affidabilità delle transazioni e a prevenire il problema della doppia spesa, o double spending. Oggi, invece, gli hash e le rispettive marche temporali possono essere memorizzati all’interno di una blockchain per dimostrare di essere in possesso di un video o di una foto di un’opera d’arte. Tale informazione non può essere falsificata o modificata da nessuno, dato che è salvata, appunto, su una blockchain. Pertanto, è decentralizzata e immutabile.

Il contenuto degli NFT

Ma qual è il contenuto degli NFT? I dati presenti a dir la verità non sono molti, dato che all’interno della blockchain non è possibile mettere file di dimensioni troppo grandi, per una questione di spazio e di energia da utilizzare. Questi file, infatti, avrebbero l’effetto di rendere la catena più pesante. Gli NFT, pertanto, contengono un numero ridotto di elementi: poche proprietà e l’hash del file. Per esempio, chi si è aggiudicato l’opera di Beeple che è stata battuta da Christie’s all’asta per 69 milioni di dollari attualmente ha un certificato che è ospitato sul registro di Ethereum con un codice unico relativo al contratto che è stato sottoscritto. Questo certificato è collegato alla blockchain, pur non essendo scritto al suo interno, e ospita l’hash che rinvia a un file in cui c’è l’immagine che è stata creata da Beeple. Ci sono anche NFT che accolgono le condizioni del contratto della transazione, anche se nella maggior parte dei casi esse sono riportate unicamente sul sito che funge da intermediario. Tuttavia, il pericolo è che qualora il sito web della piattaforma dovesse chiudere vada persa la disciplina compiuta dell’acquisto.

Gli aspetti problematici

Ci sono diverse questioni di carattere tecnico su cui vale la pena di interrogarsi: per esempio, che cosa potrebbe accadere nel momento in cui dovessero essere superate le funzioni di hash. La funzione SHA1, per esempio, è stata ingannata da Google: questo vuol dire che potrebbe succedere anche a SHA256, la funzione che attualmente rappresenta lo standard di riferimento? Ci si domanda, poi, che cosa potrebbe avvenire nel momento in cui venisse abbandonata la blockchain di Ethereum, per esempio perché non più mantenuta da un insieme di persone che potrebbero mettere in minoranza qualcuno che tentasse di promuovere una blockchain non trasparente. Ancora, non si può escludere la scomparsa dei contenuti esterni che sono linkati dagli hash presenti negli smart contract.

Una risposta ai problemi

I non fungible token in molti casi adottano gli indirizzi IPFS (acronimo che sta per InterPlanetary File System): in questo modo la rappresentazione delle opere che sono state vendute non viene lasciata a un indirizzo URL o a un hash. Potrebbe accadere, per esempio, che un URL venga meno nel momento in cui chi gestisce il sito non paga più l’hosting, oppure cancella il file perché c’è bisogno di spazio per contenuti nuovi. È chiaro che se il file al quale un hash fa riferimento viene perso, quell’hash finisce per servire a poco. Che cosa cambia con gli indirizzi IPFS? Questi sono dei collegamenti che indirizzano verso un contenuto sulla rete IPFS, vale a dire un file system distribuito il cui funzionamento può ricordare quello dei sistemi di scambio dei file peer to peer. In pratica, il contenuto può essere trovato fino a quando sulla rete IPFS c’è qualcuno che lo ospita. Di conseguenza si viene a formare in teoria una ricca gamma di host che assicurano il mantenimento online del file, il che vuol dire che sono molto elevate le probabilità di sopravvivenza del contenuto nel corso del tempo. Per quel che riguarda le varie blockchain in cui il non fungible token è ospitato, queste dovranno offrire delle garanzie di sopravvivenza per riuscire a ottenere delle quote di mercato.

Il fenomeno degli NFT e gli smart contract

Per il prossimo futuro, è molto probabile che la blockchain di Ethereum continui a esistere, dal momento che essa riguarda una moneta virtuale conosciuta e ha a che fare con un sistema di smart contract che viene sfruttato per tanti scopi differenti. Per quel che riguarda le blockchain della concorrenza, invece, il compito si prospetta più arduo, e saranno necessarie rassicurazioni differenti per una sopravvivenza assicurata. Con il proliferare della realtà dei non fungible token, poi, gli investitori sono chiamati a badare con grande cura alla blockchain che accoglie gli smart contract, per non correre il rischio di comprare certificati che si basano su blockchain improvvisate, magari con un livello di decentralizzazione ridotto e che, quindi, non assicurano la necessaria affidabilità, al punto da poter essere abbandonate in un futuro non troppo lontano.

La procedura di creazione di un non fungible token

Il processo che sta alla base della produzione di un non fungible token è molto semplice e poco dispendioso dal punto di vista economico. La sola spesa che deve essere affrontata, infatti, è quella che riguarda la transazione che occorre per fare in modo che il prodotto digitale venga sigillato sulla blockchain che è stata selezionata. Per esempio si può fare riferimento a Open Sea: su questo marketplace è sufficiente avere a disposizione un normale wallet Ethereum e possedere un account MetaMask (che è un’estensione browser che è compatibile con Edge, con Brave, con Firefox e con Chrome) per cominciare a realizzare i propri non fungible token. Ci sono anche altre estensioni che si possono usare al posto di MetaMask, fra le quali Fortmatic e Coinbase Wallet.

Quale opera immortalare

Dopo che ci si è procurati questi elementi, occorre individuare l’opera che si ha in mente di immortalare all’interno del token digitale. Da un punto di vista tecnico, in un non fungible token si può mettere qualunque tipo di file; tuttavia le piattaforme di scambio fra domanda e offerta in genere permettono di realizzare non fungible token unicamente in pochi formati video, audio e immagine. Nella maggior parte dei casi sono previsti anche dei limiti dal punto di vista delle dimensioni: la piattaforma, infatti, dovrà mostrare il contenuto agli utenti (il che vuol dire che tali limiti non dipendono dalla tecnologia che sta alla base degli NFT). Per esempio, il limite di Open Sea è di 100 MB, anche se ai creatori viene suggerito di rimanere al di sotto dei 40 MB.

Quanto si spende per creare un NFT

Per quel che riguarda i costi da sostenere per la creazione di un non fungible token, essi variano a seconda del costo relativo alla transazione su Ethereum, che va da un minimo di 10 euro a un massimo di 100. In molti casi le piattaforme all’inizio prevedono una transazione doppia: la prima serve a inizializzare il wallet Ethereum, mentre la seconda è necessaria per creare il non fungible token. Dopodiché, la spesa pura per la creazione del token corrisponde alla transazione su Ethereum, a meno che non si decida di utilizzare una piattaforma più esclusiva (e in questo caso potrebbero essere previsti dei costi di servizio). Dopo l’accredito del wallet, qualche piattaforma permette di vendere i non fungible token senza sostenere costi. L’NFT viene creato effettivamente dopo che lo stesso è stato venduto sul marketplace, e in questo modo gli artisti digitali non sono costretti ad anticipare in prima persona i costi relativi alla creazione del token.

La vendita dell’opera

Per vendere l’opera, si può decidere se proporla nei diversi marketplace in asta o a prezzo fisso: nel primo caso l’opera sarà assegnata al miglior offerente entro un certo lasso di tempo. Dopo che una persona vince l’asta o comunque offre il prezzo previsto, avrà la possibilità di trasferire il token sul proprio portafoglio. In questo modo avrà la prova del possesso dell’opera e la dimostrazione tracciata su blockchain della provenienza del suo acquisto dall’account del creatore dell’opera, che è il suo legittimo autore.

Le piattaforme per investire sui non fungible token

Le scelte a disposizione di chi ha intenzione di negoziare un non fungible token sono molteplici. Open Sea è la piattaforma più accessibile, e dichiara di essere il marketplace di NFT più grande. Si fonda su Ethereum e permette, attraverso il sito, di creare NFT e di comprarli; per procedere, tuttavia, occorre disporre di un portafogli Ethereum. Open Sea suggerisce di scaricare MetaMask, un crypto wallet famoso che si può installare come estensione per Chrome. Dopo che il wallet è stato impostato, è possibile comprare i primi ether, come si si effettuasse un cambio valuta fra euro ed ether, e così la moneta può essere spesa in NFT. Sempre da Open Sea è possibile creare un non fungible token; in alternativa si può usare un sito come rarible, in cui il contratto intelligente che contiene l’opera è sigillato a un prezzo che cambia a seconda dei costi di transazione di Ethereum. Nifty Gateway, poi, è una piattaforma che sceglie gli artisti che espongono sul sito; Nifty non è altro che una storpiatura del parlato di NFT. Vale la pena di citare anche i tanti marketplace specializzati: per esempio Valuables è il sito a cui fare riferimento per comprare i tweet, mentre NBA Top Shot è quello da usare per comprare gli NFT relativi a momenti epici della storia del campionato di basket più famoso al mondo. esiste perfino CryptoKitties, che permette di acquisire un gattino crittografico: sono proprio loro ad aver dato il la, nel lontano 2017, alla mania degli NFT.

Che cosa vuol dire essere titolari di un NFT

Nel momento in cui una persona compra un non fungible token il possesso dell’NFT è la sola certezza: un token che rimanda a un’opera d’arte ma anche ad altro, come abbiamo visto, che si tratti di un tiro da 3 di un giocatore di basket o di un tweet di un influencer. È molto complesso, però, definire a livello giuridico i diritti su ciò a cui gli NFT rimandano, anche perché gli NFT da questo punto di vista non sono tutti uguali. CryptoKitties, per esempio, vende tweet sulla blockchain Ethereum, e ha consentito l’acquisto, per una cifra di quasi 3 milioni di dollari, del primo tweet di Jack Dorsey. Se si consultano le informazioni riportate sul sito di Valuables, si scopre che i proprietari acquistando gli NFT per i tweet non possono rivendicare nessun diritto sui tweet in questione. In pratica vengono ceduti dei tweet con la firma dell’autore, che viene individuato tramite il suo portafogli Ethereum e il suo profilo Twitter. Nel momento in cui vende un tweet, l’autore si impegna a non venderlo altre volte su Valuables, perché questo favorirebbe il moltiplicarsi di copie autografate.

L’impegno giuridico

Il tweet da solo, pertanto, potrebbe essere venduto un numero infinito di volte, proprio come si potrebbe stampare quel tweet in un certo numero di copie per poi autografarle una per una. Si tratta, dunque, di mantenere fede a un impegno giuridico che serve a contrastare la proliferazione dei tweet. Qualora l’autore di un tweet scegliesse di venderlo su Valuables due o più volte, si potrebbe intentare un’azione contro l’autore di quel tweet o contro Valuables. Al contrario, non si potrebbe agire nei confronti di Jack Dorsey qualora egli scegliesse di vendere di nuovo il suo primo tweet su una piattaforma diversa da Valuables, a meno che non ci siano accordi specifici tra lui e Valuables. I non fungible token che trasferiscono la proprietà di una certa opera nella maggior parte dei casi trasferiscono la proprietà su una copia specifica dell’opera, e quindi non evitano la sua proliferazione indiscriminata in rete. Nel caso in cui attraverso un non fungible token si comprassero altri diritti sull’opera, magari attraverso una cessione dei diritti di elaborazione, di riproduzione o di pubblicazione dell’opera che rientrano nel novero dei diritti d’autore, essi verrebbero disciplinati da un contratto al di fuori della blockchain che tuttavia potrebbe al suo interno riferirsi alla vendita del non fungible token. Si avrebbe a che fare in ogni caso con un contratto ordinario nelle tutele e nelle forme.

L’impegno degli autori

La blockchain accerta il solo impegno dell’autore di cedere l’opera. Qualora un artista dovesse decidere di vendere di nuovo una certa opera cambiando anche solo un pixel, questo comporterebbe una variazione dell’hash: di conseguenza lo potrebbe fare in modo del tutto legittimo, a meno che nel contratto non venga prevista una specifica condizione in merito. Per esempio, nel contratto si dovrebbe indicare che viene venduta l’opera in sé e non il non fungible token che accoglie la copia informatica dell’opera. Con la tecnologia blockchain è possibile capire unicamente se un acquisto rappresenta la prima transazione di un’opera. Ma anche questo non corrisponderebbe a una certezza assoluta, proprio perché l’opera potrebbe essere già stata venduta in precedenza con la variazione volta per volta di un solo pixel al fine di produrre hash differenti. Il mercato dell’arte in materia di non fungible token, pertanto, non è collegato a un sistema tecnologico che non può essere aggirato, ma – come è sempre avvenuto nel mercato dell’arte – è mosso semplicemente dal legame di fiducia tra chi compra un’opera e l’autore della stessa.

I diritti d’autore

Il mercato dei non fungible token è cominciato con le opere d’arte, ma ora sta ampliando il proprio raggio di azione: anche per questo motivo sta forzando le dinamiche di natura legale che disciplinano le transazioni che riguardano le opere d’arte. Un altro degli aspetti critici che è opportuno indagare è quello che riguarda il diritto d’autore. Quello degli NFT è un mercato che allo stato attuale non è ancora regolamentato ed è di tipo globale. Anche per questo motivo si può ipotizzare che siano frequenti i casi di violazione del copyright, a maggior ragione se si tratta di transazioni di modesta entità. Purtroppo non è così semplice essere tutelati, soprattutto quando la partita si gioca in due Paesi diversi. È complicato provvedere a un recupero del risarcimento previsto transfrontaliero, e lo scenario si rivela ancora più complicato a causa delle contraddizioni tra le norme a proposito del diritto d’autore.

I plagi e le copie

Nel mercato dell’arte digitale, inoltre, sono frequenti le opere che sono state ispirate ad altre opere: a seconda dei casi si può parlare di contaminazioni, di rivisitazioni o di plagi, ma il risultato è che finiscono per sovrapporsi vari diritti d’autore che devono essere ricostruiti. La modella Emily Ratajkowski, per esempio, ha scelto di inserire in uno smart contract una foto che la immortala di fronte a un quadro realizzato da un’altra persona. Questo dipinto riproduce un post su Instagram della stessa modella, dove c’è una foto che Emily si è fatta scattare per la rivista Sports Illustrated. Occorre domandarsi, quindi, se l’attrice può vendere in maniera legittima ciò che è a tutti gli effetti il codice hash di un’immagine, anche se non possiede interamente i diritti per quella immagine. Si tratta, infatti, di un’opera collettiva su cui possono vantare diritti il fotografo della rivista e quello che ha realizzato la foto con il quadro, ma anche il pittore del dipinto e Sports Illustrated.

Le sfide future

Tra le sfide future per i non fungible token occorre capire in che cosa consiste l’opera che è oggetto di transazione, ma anche stabilire se l’NFT ha come contenuto un link, un codice hash o l’opera digitale a cui rimandano i riferimenti precedenti. Inoltre, quando si vende un NFT, in molti casi l’autore giunge con l’acquirente a un accordo che gli permette di ricavare una percentuale su tutti i trasferimenti successivi del bene. Questo accordo poi passa da un acquirente a quello successivo. Il mercato tech degli NFT sta conoscendo un successo importante, e per gli artisti il fatto che i non fungible token possano essere negoziati unicamente tramite la blockchain, che rappresenta un libro mastro condiviso, è sinonimo di trasparenza. Così, gli autori delle opere non pensano al prezzo di vendita originale della propria opera, dato che i passaggi di mano seguenti permetteranno loro di guadagnare in rapporto a un possibile incremento del valore del bene.

Gli NFT oggi e domani

Il settore dell’arte per molti versi ha subìto una forte scossa a causa dei non fungible token. In questo modo, una forma creativa che aveva perso dignità per colpa della sua infinita riproducibilità ha ottenuto un nuovo valore. D’altra parte, però, si è palesata l’opportunità di una bolla speculativa che è stata accentuata dalla presenza di opere d’arte che di artistico avevano e hanno ben poco. Chi ipotizza che tale forma d’arte non si esaurirà nel giro di poco tempo deve far fronte alle reazioni di dileggio che l’accompagna. Ma questa non è una novità, e nel mondo dell’arte chi ha anticipato i tempi è sempre stato destinato a essere denigrato. Quel che conta è che gli appassionati si approccino al mercato con la competenza necessaria, non solo dal punto di vista giuridico e a livello tecnico, ma anche sul piano artistico.

Le cifre del mercato NFT

Quello degli NFT è un fenomeno che ha scatenato un hype notevole, grazie a cui diversi artisti digitali hanno potuto ottenere guadagni importanti. Non si tratta solo di crypto-art, dal momento che le porzioni di codice immortalate sulla blockchain hanno ampliato le condizioni di utilizzo. In Germania, per esempio, è nato il profumo del meraverso, che consiste in uno spettrogramma digitale di una fragranza. A un prezzo di 4 milioni e 700mila euro è stato venduto il codice sorgente di Internet come non fungible token, ma non manca chi ha pensato di vendere addirittura il proprio genoma come NFT. La crypto-art domina la graduatoria dei non fungible token che sono costati di più. Va detto, comunque, che le stime che riguardano le cifre di vendita devono essere trattate con cautela, dal momento che si parla di acquisti eseguiti in criptomoneta, il cui valore è stato poi convertito in valuta flat. Quindi, in gioco ci sono sempre le oscillazioni che caratterizzano il valore delle valute digitali.

La classifica degli NFT più costosi

Al momento, il non fungible token più costoso di sempre riguarda un’opera di Beeple che è stata pagata più o meno 39mila ETH, pari a 60 milioni di euro. La vendita è avvenuta nel marzo del 2021 presso la casa d’aste Christie’s. L’opera non è altro che un collage composto da altre 5mila creazioni. Il secondo posto in graduatoria è occupato da un’altra opera di Beeple, una video scultura cinetica su non fungible token che è stata pagata 25 milioni di euro. La top five è completata da tre opere di CryptoPunk, pagate tra i 10 e i 6.6 milioni di euro. Si tratta di tre elementi di un progetto che comprende 10mila avatar. Il loro prezzo è aumentato in maniera esponenziale a partire dal mese di marzo del 2021, dopo che nel 2017 essi erano stati diffusi gratis. L’avatar con il prezzo più elevato, curiosamente, rappresenta un soggetto che ha una mascherina chirurgica sul volto. Dando uno sguardo alle posizioni in classifica tra la sesta e la decima, poi, ci si imbatte in una immagine di Beeple venduta a 5.7 milioni di euro che rappresenta Donald Trump sdraiato a terra e nudo, in un video di XCOPY che raffigura una persona su uno sfondo di tonalità cromatiche psichedeliche comprato per 5.2 milioni di euro, in un’altra opera di Beeple pagata 5.2 milioni di euro e intitolata Ocean Front, nell’avatar di una scimmia di CryptoPunk valutato 4. Milioni di euro e, infine, nel codice sorgente di Internet proposto dall’inventore del world wide web, Sir Tim Berners Lee, costato 4.7 milioni di euro. Lo stesso valore è stato assegnato al primo non fungible token di Edward Snowden, che ha devoluto i soldi ottenuti alla Freedom of Press Foundation che egli stesso presiede.

Opere strane e originali

Come si vede, nel novero delle opere di crypto-art con il prezzo più alto ci sono prodotti a dir poco strani. Per esempio, il video di una schiacciata di Le Bron James è stato valutato 170mila euro, mentre per 2 milioni e mezzo di euro è stato venduto il primo tweet di Jack Dorsey. Ancora più costoso il meme Doge dedicato allo Shiba Inu, con un prezzo di 3.8 milioni di euro. Gli NFT sono ospitati su piattaforme che sono sì anonime, ma anche completamente trasparenti. Vale la pena di citare la vendita per mezzo miliardo di euro per l’avatar 9998 di CryptoPunk. Perché? La registrazione della transazione è avvenuta sulla blockchain di NFT, anche se essa rappresenta unicamente il passaggio di questo NFT da un wallet Ethereum a un wallet che si presuppone appartenga alla stessa persona. Quindi, a fronte di una commissione minima, e decisamente poco coerente con i colossali valori in ballo, si possono spostare cifre eccezionali. È probabile che in questo caso, per esempio, la raccolta dei fondi sia avvenuta con strumenti di flash loan, grazie a cui il protagonista ha conquistato la curiosità di tutti rendendo celebre il suo NFT.

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