ATTENZIONEDesideri collaborare con DigitalAsset.blog?Scrivi a info@digitalasset.blog
Criptovalute

Cosa sono i Token e cosa si intende per tokenizzazione di un bene

  • Giugno 23, 2023
  • 9 min read
Cosa sono i Token e cosa si intende per tokenizzazione di un bene

Esiste una definizione breve per i concetti di token e tokenizzazione e una più complessa.

In breve, si può dire che un token è un insieme di informazioni digitali all’interno di una blockchain che conferiscono un diritto su un bene reale al soggetto che lo possiede, mentre, la tokenizzazione, è la conversione in token dei diritti che qualcuno ha su un bene.

Entriamo ora più nel dettaglio e vediamo quanti e quali sono i tipi di token ai quali è possibile riferirsi.

Le due definizioni di token: esistono token e token

Il termine token viene associato al mondo della new economy e delle blockchain. In questo stesso contesto, però, gli vengono attribuiti due significati diversi e altrettante peculiarità.

Token e criptovalute

Il primo ambito nel quale si fa riferimento ai token è quello delle criptovalute. Prima di procedere occorre fare un breve excursus sul significato e il funzionamento di queste ultime.

Una criptovaluta è una “moneta elettronica” (semplificando al massimo il concetto di cryptocurrency) basata su una blockchain, ossia un registro, o mainnet, sicuro, decentralizzato, immutabile e trasparente. Ognuna di queste ha un suo proprio registro delle transazioni sul quale vengono memorizzati tutti gli scambi che avvengono ogni secondo di ogni ora di ogni giorno dell’anno da tutti gli utenti che dispongono di quella criptovaluta. Le criptovalute più famose sono Bitcoin ed Ethereum e hanno una loro mainnet.

In questo contesto, i token sono delle frazioni di una criptovaluta che vengono scambiati sul registro fra gli utenti che li possiedono: creerebbe meno confusione se al posto della parola token, si usasse coin per indicare questa unità frazionaria di criptovaluta.

Token asset

In questa seconda definizione, un token si configura come una versione digitale di un asset reale che esiste al di fuori della blockchain.

In questo secondo caso, il token non è una frazione di una criptovaluta ma ne utilizza solo la blockchain, previa emissione di smart contract. Questo significa che chiunque, usando gli smart contract di una qualsiasi altra criptovaluta, può emettere i suoi propri token e registrarne le transazioni sulla blockchain di quest’ultima invece che costruirne una propria.

Questa strategia viene spesso usata dalle ICO, o Initial Coin Offer, una sorta di crowdfunding finanziario, nate per raccogliere fondi finalizzati alla creazione di nuove criptovalute, ma, attualmente vengono usate per qualsiasi scopo. Nel caso delle ICO, vengono venduti dei token di un certo valore in cambio di altre valute e o criptovalute a titolo di investimento per il progetto che esse andranno a finanziare.

Quindi, il token gode delle stesse caratteristiche relative a sicurezza, decentralizzazione, immutabilità e trasparenza di una criptovaluta ma non è nativo della blockchain sulla quale vengono memorizzate le transazioni che lo riguardano.

Differenza fra token e criptovaluta

Una differenza sostanziale fra una criptomoneta e un token è il campo di applicazione. Mentre il valore e lo scopo dei token dipendono dal contesto in cui operano, il quale viene deciso a sua volta da chi li genera, le criptomonete al pari delle valute fisiche possono essere usate soltanto come mezzo di scambio.

I token possono avere molte applicazioni oltre a quello di semplice scambio di valuta digitale: possono essere usati per garantire l’accesso a un’applicazione, per verificare l’identità degli utenti fino a poter attestare l’unicità di un’opera d’arte digitale

Un’altra differenza fra criptovalute e token è la semplicità con cui è possibile creare questi ultimi:

  • La creazione ex novo di una criptovaluta richiede un processo complesso che inizia dall’elaborazione di un nuovo protocollo e una mainnet, per poi assicurarsi di avere un hardware abbastanza potente per poterla lanciare e, non per ultimo, sperare che qualcuno la utilizzi;
  • Per creare un token basta scrivere uno smart contract sulla mainnet di un’altra cryptocurrency, ad esempio la rete Ethereum, nel quale specificare il numero di token in circolazione, la lista degli utenti che possono disporne e trasferirli e le relative regole di accesso.

Tutti i tipi di token

Per capire meglio gli svariati campi di applicazione di un token, facciamo alcuni esempi. Prima di tutto occorre suddividere i token in due macrocategorie:

  • Token fungibili
  • Token non fungibili o NFT, acronimo inglese per Non Fungible Token.

I primi, in base al loro ambito di applicazione si suddividono ulteriormente in utility token, security token e commodity token

Token fungibili e non fungibili

Un token fungibile può essere scambiato con un token dello stesso valore, mentre un NFT corrisponde a un asset unico (come ad esempio un’opera d’arte) e non può essere sostituito da un altro NFT. Inoltre, i token fungibili sono divisibili, mentre gli NFT non possono essere frazionati in unità di valore inferiore.

La grande popolarità degli NFT si deve alla loro capacità di attestare l’autenticità e la proprietà di un oggetto digitale (come una canzone, un video, o un’immagine) soprattutto negli ambienti artistici.

Utility token

Un utility token è un token fungibile che consente di acquisire dei benefici all’interno di una piattaforma o un’applicazione. Ad esempio, nel campo dei videogiochi, è possibile usare un utility token per l’acquisto degli item.

Un’altra applicazione molto diffusa pe gli utility token è quella inerente alle ICO già menzionate poiché vengono venduti agli investitori che li acquistano in moneta fiato o in criptovaluta, garantendo loro specifici diritti sul progetto in questione e/o l’accesso a determinati servizi all’interno della blockchain utilizzata.

Questi token non sono nati per essere uno strumento di investimento e per questo non sono soggetti alle regole che riguardano i titoli finanziari.

Security token

I security token rappresentano la proprietà di un asset digitale o fisico e sono collegati al suo valore. A differenza degli utility token, i security token, sono paragonabili a dei titoli finanziari e, come tali, sono soggetti alla normativa di riferimento per questi ultimi.

I security token sono pertanto un veri e proprio strumento di investimento e possono generare profitti per chi li possiede.

All’interno della categoria dei security token, è possibile individuare la sottocategoria degli equity token, il cui funzionamento è pari a quello delle classiche azioni di una società: chi li possiede acquisisce il diritto di partecipare alle decisioni della società che li rilascia, oltre a quello di ricevere eventuali dividendi e il potere di voto all’interno dell’azienda.

Commodity token

I commodity token sono associati al possesso di un asset digitale o fisico ma, si distinguono dai security token, perché il loro valore è collegato esclusivamente a un certo tipo di asset noto come commodity. Citando l’enciclopedia Treccani, una commodity è ogni tipo di merce o materia prima tangibile e fruibile sul mercato, facilmente immagazzinabile e conservabile nel tempo. Per fare alcuni esempi, si parla di commodity quando si fa riferimento a caffè, grano, oro oppure petrolio.

L’esempio più noto di commodity token è quello che vede coinvolti la banca spagnola Santander e Agrotoken, che nel 2022 hanno avviato una partnership su una piattaforma globale per tokenizzare dei beni (o commodity) di tipo agricolo come fagioli di soia, mais e grano. Nel loro accordo, ogni agrotoken corrisponde a una tonnellata di grano venduto e consegnato da un agricoltore a un venditore. Grazie a questo nuovo sistema di finanziamento, gli agricoltori, e in generale chi opera nel sistema agricolo, possono aumentare la propria capacità economica proprio grazie alla tokenizzazione delle merci di cui sopra.

Cosa si intende per Tokenizzazione di un bene

Nei paragrafi precedenti si è parlato di tokenizzazione, servendosi di una prima definizione breve, dove, con questo termine si intende generare un token nel mondo virtuale e collegarlo a un bene esistente nel mondo reale mediante l’utilizzo degli smart contract.

È il momento però di entrare un po’ più nel dettaglio di cosa voglia dire tokenizzare un bene e quali sono le principali applicazioni.

Teoricamente qualsiasi cosa è tokenizzabile, pertanto non è escluso che presto vivremo una nuova fase dell’economia dove ogni bene di consumo reale e digitale sarà tokenizzato e dove ogni dato verrà registrato con l’uso dei token. Questo perché, essendo un sistema basato su una blockchain, che ricordiamo essere un sistema sicuro, decentralizzato, immutabile e trasparente, queste caratteristiche vengono trasferite ai beni tokenizzati.

Al momento, i settori che hanno già sperimentato la tokenizzazione sono il settore immobiliare, quello delle opere d’arte e lo sport. Il successo della tokenizzazione di un bene risiede soprattutto nel fatto che è possibile rendere divisibili beni che, per loro stessa costituzione non lo sono, tramite un processo di digitalizzazione.

In particolare, la tokenizzazione, ha permesso di aprire mercati esclusivi come quello immobiliare anche a piccoli investitori che ora possono comprare una frazione di immobile senza ricorrere a mutui e intermediazioni di istituti di credito. In questo modo anche i costruttori possono trarre vantaggio da questo nuovo tipo di finanziamento che offre maggiore flessibilità e afflusso di capitali nel breve termine.

Stesso concetto per la tokenizzazione di alcune opere d’arte, ove, i partecipanti a speciali aste hanno ricevuto delle quote digitali dell’opera.

Le possibili applicazioni della tokenizzazione

I vantaggi della tokenizzazione di un bene hanno un impatto in termini di aumento della velocità e della sicurezza con delle transazioni grazie al fatto che avvengono su un registro distribuito e decentralizzato impossibile da manomettere. Tale registro è anche sicuro e trasparente, quindi la tokenizzazione avrà un ruolo sempre più centrale nell’ambito della protezione dei dati sensibili.

Brand famosi che hanno iniziato a tokenizzare alcune applicazioni sono, ad esempio, Visa e Coca-Cola.

Il primo ha proposto il Visa Token Service nell’agosto 2022, quando la compagnia ha annunciato di aver emesso oltre 4 miliardi di token in tutto il mondo. Con questo nuovo servizio, il colosso finanziario sostituisce i numeri di conto Visa a 16 cifre con un token digitale che solo la società può sbloccare, per aumentare così la sicurezza del conto bancario nei confronti di soggetti non abilitati ad operare su quel conto.

Coca-Cola, invece, ha creato degli NFT a scopo pubblicitario, per reinterpretare il patrimonio del brand rendendo omaggio al passato ma esprimendo la volontà di tenere il passo con le nuove tendenze.

Infine, potrebbero essere numerose le applicazioni della tokenizzazione in tutti quegli ambiti dove c’è la gestione dei dati sensibili, come quello sanitario, giudiziario, bancario o addirittura anche per la protezione dei dati relativi alle votazioni.

About Author

Carlotta Rodorigo